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LA STORIA 

Il Museo dei Mestieri in Bicicletta nasce nel 2006, a testimoniarlo è il collaboratore dell'Associazione che all'epoca  gestiva il museo (Sig.Renzo Bernardoni) e il primo articolo di giornale, che risale al 22 Maggio 2006. 

In realtà da esso si evince subito che inizialmente il museo era una "semplice" mostra di circa una trentina di biciclette suddivisa su due piani aperta il sabato e la domenica o in caso di festività particolari come quelle natalizie o pasquali. La collezione di velocipedi storici era stata messa a disposizione dall'imprenditore fabrianese Luciano Pellegrini, che nel corso degli anni aveva raccolto questo patrimonio con tanta passione e sacrifici.


Nel Luglio 2008, presso la Galleria delle Arti in Via Gioberti viene inaugurata la nuova sede permanente della mostra di biciclette d'epoca per antichi mestieri "Mestieri in Bicicletta". La collezione ora conta ben 45 esemplari e arriva ben presto a quasi 60 velocipedi tra biciclette a due ruote, tricicli e sidecar.


Un ulteriore passo avanti viene fatto nel 2012 quando viene pubblicato a cura della Edizioni Hesis il libro "Mestieri in Bicicletta" di Terenzio Baldoni, che ripercorre la storia della mostra (ormai divenuta un museo a tutti gli effetti) e di tutti i mestieri visibili raccontati partendo da storie locali o leggende di paese poi analizzati uno ad uno in tutte le loro particolarità tecniche e meccaniche.


A metà 2019 però arrivano i primi segnali di crisi poichè il principale promotore del museo assieme al collezionista, il Sig. Olimpio Rossi non è più in grado di portare avanti la gestione come in passato, soprattutto per questioni di salute, così il rappresentate dell'Uisp locale Renzo Bernardoni e gli altri volontari si trovano in grande difficoltà e sono costretti a passare la gestione a una cooperativa locale, che con grandi difficoltà, a causa dei costi di gestione e la mancanza di personale, riesce a traghettare il museo fino al Marzo del 2020, quando il museo deve forzatamente chiudere i battenti causa covid-19.


Da lì, non aprirà più i battenti fino al 2022 (se non con una piccola parentesi di pochi mesi a Gubbio con una minima quota di biciclette), quando entra in gioco un giovane ragazzo di soli 23 anni, Valentino Agostinelli, che quel museo, lo ha visto nascere e crescere, prima dall'esterno quando lo andava a visitare da ragazzino con la scuola o con la famiglia, poi dall'interno quando tra il Novembre 2019 e il Marzo 2020 fu proprio lui a lavorarci per conto della cooperativa mentre ancora stava finendo la Triennale in Beni Culturali. 


Durante la pandemia la volontà di riportare ai vecchi fasti il museo era tanta e si promise che in un modo o nell'altro avrebbe riaperto quel fiore all'occhiello di Fabriano. Ma come? Non aveva le biciclette, non aveva i locali e tanto meno le disponibilità economiche, però aveva la passione per la bicicletta, la meccanica, per la storia e per tutte le grandi innovazioni tecnologiche che l'uomo ha messo in atto sin dalla sua apparizione sulla terra. Eppoi qualche bicicletta d'epoca ce l'aveva, in quanto sin dal 2016 aveva cominciato assieme al padre Cesare e al nonno Gino, sulla scia dell'altro collezionista Luciano Pellegrini a mettere da parte svariate biciclette d'antan, sia da passeggio che degli antichi mestieri. Bene; ma mancava il locale: quello storico presso la galleria delle arti era impossibile da riottenere, sia perchè era stato affittato, sia perchè i costi di gestione sarebbero stati troppo elevati per iniziare. E allora come fare? L'idea è quella di restaurare la vecchia bottega di famiglia utilizzata per il recupero della carta, molto più piccola si, ma anche meno onerosa, per rincominciare con una piccola mostra di circa 25 biciclette, tutte quelle era riuscito ad acquistare e restaurare nel corso di quei 6 anni di ricerche. La mostra inizialmente viene chiamata "Biciclette dal Passato" e l'allestimento è realizzato a costo quasi zero, senza fondi o grandi investimenti, poichè tutti i soldi erano stati spesi per l'acquisto e la riparazione delle biciclette e del locale, ma anche per la fondazione dell'Associazione A.M.V.S. che sarebbe di lì a poco nata per gestire la mostra e tutte le  iniziative, eventi e attività culturali volte a sviluppare e accrescere l’interesse verso la storia culturale, sociale e sportiva che hanno rappresentato tutti i veicoli a due, tre o più ruote mossi dalla forza muscolare o da piccoli motori ausiliari.


Da lì a poco, con piccoli accorgimenti, i primi articoli sui giornali locali e alcune dritte del Sig. Bernardoni (felicissimo alla notizia che quel giovane appassionato a cui aveva lasciato in eredità la gestione del vecchio museo aveva iniziato una nuova esperienza tutta personale e lo aveva fatto risorgere dalle ceneri), le cose cominciarono a girare dalla parte giusta e nel giro di pochi mesi la mostra iniziò a macinare visitatori a ripetizione, tanto che alla fine dell'estate 2022 si decide di renderla permanente e cominciare a pensare a un possibile ampliamento dei locali per accogliere altre biciclette e nuovi visitatori, così da rimanere a Fabriano in pianta stabile. I lavori di ampliamento partirono a Gennaio 2023 e si conclusero a Marzo 2023. Nel frattempo anche il signor Pellegrini, incredulo da quanto organizzato dal giovane Valentino in quei pochi mesi, si offre di concedere alcune biciclette per la rinaugurazione del nuovo "Museo dei Mestieri in Bicicletta". Inaugurazione che avviene il 25 aprile con una bellissima cerimonia di inaugurazione a cui partecipò il Sindaco della Città, gli Assessori alla Cultura e al Turismo, il Sig. Bernardoni rappresentante dell'Uisp a cui l'A.M.V.S si andrà affiliando, i consiglieri del direttivo dell'Associazione e gran parte dei Soci. Dal quel giorno il Museo ha "collezionato" turisti provenienti da tutto il mondo e ha offerto ai ragazzi di elementari e medie la possibilità di comprendere la società e la cultura di quel periodo storico che va dagli anni 20 agli anni 60 dello scorso secolo in cui la bicicletta, al pari dell'automobile oggi era il veicolo più importante e diffuso per lavorare e spostarsi.